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Michetti

         

La figlia di Jorio 
Una bella orsognese
 

«Un giorno, ad Orsogna, vide alla fontana, che era con la sua conca di rame ad attingere acqua, una contadina di forte bellezza, eretta e fiera come una principessa e ornata di grandi orecchini come una principessa barbara. Egli la stette a rimirare, preso da un vivo entusiasmo e come da uno stupore. La contadina aveva riempita la conca, l’aveva sollevata sulla testa e si allontanava con le mani alzate alle anse, con un incesso pieno di composta grazia, come una sacerdotessa pagana. Michetti pregò il sindaco che la facesse seguire. Voleva sapere in quale tugurio del paese, o della circostante campagna si fosse rifugiata dai suoi punici fasti Salambò; voleva rivederla. Salambò non fu scoperta. Dileguò. Parve essere stata un’apparizione». Così Ettore Janni, grande giornalista di origini chietine, sulla rivista "La Lettura", Supplemento del Corriere della sera del 1910, descrive l’incontro di Michetti con "La figlia di Jorio". La fanciulla ritratta nella tela di Francesco Paolo Michetti, tornata a Pescara dalla sua tournée parigina, sembra aver affascinato l’artista che la raffigurò nel costume di Orsogna, così come l’aveva vista la prima volta. L’articolo di Ettore Janni, dal titolo Francesco Paolo Michetti è una vera e propria trattazione sull’artista, la sua famiglia, le sue opere. Tredici pagine dedicate alla figura straordinaria dell’artista abruzzese, corredate da foto, ritratti di famiglia e studi dei suoi dipinti, che l’artista stesso

 

 

definisce linee. La "Figlia di Gregorio" - Jorio , nei paesi alle falde della Maiella, è il diminutivo del modesto e comune Gregorio - racconta Janni, il flagello delle donne e delle mogli, corruttrice demoniaca e maga che affascina gli uomini e li rende dementi, viene ritratta da Michetti nella grande tela che doveva far parte di un poema di cui una serie di quadri dovevano essere i canti, un poema di

 

 

 

passione, peccato e odio. E la fanciulla dovette colpire profondamente l’artista tanto da parlarne con trasporto ai suoi amici del cenacolo, Francesco Paolo Tosti, Costantino Barbella, Vittorio Pepe, Eugenio Scarfoglio e Gabriele d’Annunzio che qualche anno dopo scrisse il suo capolavoro ispirandosi proprio a quella fanciulla di Orsogna. Un momento della vita abruzzese del secolo decimonono, celebrato in una pagina del 1910, l’istante dell’emozione che quella  

 

 

ragazza suscitò in Michetti è stato fermato dunque inesorabilmente sulla tela che oggi, reduce dal trionfo parigino, può essere ammirata presso il palazzo della Provincia.

 

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